Una parola buona è un albero di vita,
quella malevola è una ferita al cuore.
Libro dei Proverbi 15,4
Un seme contiene il futuro e domani sarà ieri.
Bruno Munari
Vorrei dedicare questo post per raccontare il percorso di progettazione di un laboratorio per ragazzi un po’ mordi-e-fuggi le cui premesse si trovano qui.
Io prediligo i laboratori larghi, quelli in cui tutti possano sentirsi a proprio agio, ma non troppo destrutturati, perché credo che in ogni proposta laboratoriale ci sia un patto inespresso tra le parti e che sia quello di fare/imparare/sperimentare/poter ricordare/poter raccontare qualcosa di bello. Bello come #esperienzaestetica, come ribadisce Marco Dallari: “La bellezza diviene rintracciabile dunque non nelle cose ma nell’esperienza estetica e consiste nel partecipare al processo del farsi delle forme del bello nel luogo e nel tempo della loro spesso tormentata espressione” (M. Dallari, P. Ciarcià, Arte per crescere).
Primo ● punto: La promessa che cerco quindi sempre di mantenere è quella di offrire un viaggio all’interno del laboratorio, per uscirne cambiati con qualcosa di più in tasca (nel cuore, nella mente, tra le mani…).
Altro ● punto imprescindibile per la progettazione è il contesto: il Festival Biblico 2018, che propone il tema del FUTURO. È possibile progettare un incontro laboratoriale valorizzando il messaggio universale della libro della Bibbia? C’è qualcosa di futuro in un libro così vecchio? La Bibbia ha parole sagge per i ragazzi d’oggi al di là dell’approccio strettamente confessionale? Sono parole per tutti? Io credo di sì, anche se è il trend odierno sembra affermare il contrario.
Il versetto del Libro dei Proverbi: “Una parola buona è un albero di vita, quella malevola è una ferita al cuore” (Libro dei Proverbi 15,4), istruisce quindi il progetto. Le parole buone sono per la vita, sono per il futuro e l’immagine dell’albero/frutto/seme può essere un’immagine efficace per esprimerne il divenire, per collegare l’oggi con il domani.
Il laboratorio nascerà dall’incontro tra un’immagine mutuata dalla natura (il frutto che contiene il seme) e le parole buone (quali sono? perché le crediamo tali? quante ce ne sono? qual è la mia preferita?…). Ho trovato una fustella di taglio a forma di mela abbastanza grande da poter diventare la base su cui comporre l’attività. Questo è diventato il terzo ● punto: uno strumento facile da usare, dalla resa eccellente che permette di produrre dei materiali non banali, né già visti… Questa attenzione compone parte dell’appeal della proposta che non è mai da sottovalutare (quarto ● punto): le emozioni, la meraviglia in particolare (qui post precedente), fanno parte del viaggio, anzi ne sono, per certi versi, l’unico carburante possibile.
La sintesi è che le parole buone che diciamo oggi, che siamo capaci di pronunciare e di condividere, sono il seme per il futuro. Nel frutto (la mela) è racchiuso un seme che domani sarà un nuovo albero, dei nuovi frutti… Non c’è futuro senza una scelta condivisa oggi per il bene comune. Coi ragazzi partecipanti proverò a scoprire qual è il loro orizzonte di senso, quali parole preziose (preziose perché buone e cariche di vita, non perché ricoperte d’oro) racchiude la loro mela…
Abbiamo parole per vendere
parole per comprare
parole per fare parole
ma ci servono parole per pensare.
Gianni Rodari